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Salvatore Cobuzio

“Salvatore Siciliano sono io. Ma sono anche Alessandro Rossi, la mente dei misteriosi gruppi pro-Berlusconi nati su Facebook in una notte dopo l’aggressione di Tartaglia. Sono un web marketing manager, ma sono anche un manipolatore della rete che lavora da anni sul web con decine di nomi diversi”. A parlare, dopo mesi di interrogativi, è Salvatore Cobuzio, classe 1978 di origine siciliana, controverso autore del libro “Il testamento di Salvatore Siciliano”, Fazi Editore, un caso mediatico preceduto da una potente campagna virale.

Tutto ha inizio il primo marzo con la pubblicazione online di un’accorata ultima lettera nella quale un giovane lascia amici, familiari, fidanzata, beni immobili e denaro sotto le pressioni di un gruppo di “potenti che hanno vissuto tranquilli dietro la sua ombra”. Poche righe per annunciare al mondo che quelle sono le ultime ore della sua vita. La firma è a nome di Salvatore Siciliano. Subito il testamento rimbalza dai blog alle caselle di posta elettronica, finisce sui social network. Per alcuni dietro a quel mistero si nasconde un pentito di mafia, per altri è un politico di sinistra manovrato dai “grillini”, per altri ancora è Travaglio. Ma chi è veramente Salvatore Siciliano?

Dieci milioni di persone se lo sono domandato visitando sui social network il suo profilo. Su Google al suo nome rispondono 250mila risultati e su YouTube sono decine i video che si ispirano alla sua vicenda. La verità si scopre solo a fine aprile, con la pubblicazione del libro: Salvatore Siciliano è un discusso personaggio, inventato dallo scrittore Salvatore Cobuzio, nato tre anni fa e che ha vissuto e operato online per raccontare che quello che esiste su internet, e soprattutto su Facebook, non sempre corrisponde alla realtà. Difficile però stabilire dove finisca la provocazione mediatica e dove inizi la manipolazione. Tanto che ora il popolo di Facebook sta organizzando un’intervista collettiva all’autore.

Il ragazzo lavora da anni come esperto di marketing e sua è la firma su alcune discusse operazioni web. Come nel caso di Miss Facebook Italia, apparentemente un concorso di bellezza sorto sul social network per premiare la più bella delle iscritte. In verità si scopre che dietro quel gruppo di 15mila utenti si nasconde proprio lui, Cobuzio, contattato in qualità di esperto del web marketing da Zoomarine (ndr. devo dire che era abbastanza ovvio che si trattasse di una campagna Zoomarine, lampante), un parco acquatico nei pressi di Roma. “L’azienda mi disse: devo andare al tg, ma non ho soldi  –  racconta Cobuzio – allora io ho inventato Miss Facebook”. Salvatore apre un gruppo, le ragazze si iscrivono in massa e in meno di un mese le telecamere di tutti i telegiornali nazionali finiscono nel parco giochi. Lì si terrà la finale del concorso Miss Facebook.

Altra impresa è quella realizzata su richiesta della Kirby Company: Cobuzio e un team di collaboratori si occupano di “ripulire” l’immagine dell’azienda produttrice di elettrodomestici facendo sparire dal web i commenti negativi degli utenti insoddisfatti dall’acquisto di un tristemente noto aspirapolvere. “Non ho mai fatto cose illegali però  –  spiega Cobuzio – ho solo sfruttato meccanismi di programmazione informatica. In operazioni del genere ad esempio posso far confluire, su un sito da ‘abbattere’, centomila visualizzazioni nello stesso momento. I server non ce la fanno a sopportare tutto quel traffico e crollano. Il sito può rimanere offline fino a due settimane. In altre operazioni invece ci limitiamo a creare commenti positivi su un determinato prodotto o azienda e così su Google i commenti negativi scendono in favore di quelli positivi”.

Una delle incursioni più controverse arriva però lo scorso 14 dicembre, poche ore dopo l’aggressione di Massimo Tartaglia ai danni Silvio Berlusconi durante un comizio a Milano. In una sola notte spuntano su Facebook 1 gruppi da 2 milioni di iscritti a sostegno del presidente del Consiglio. Si scopre presto che dietro a quel giallo si nasconde una sorta di tratta degli utenti. Quelle che prima erano pagine a sostegno dei terremotati d’Abruzzo, sono diventate spazi di solidarietà per Berlusconi con un semplice cambio di nome del gruppo da parte degli amministratori. Si pensa ad hacker assoldati dal Pdl, a estremisti di destra e tutti si domandano chi ci sia dietro alla scandalosa operazione. Il mistero lo rivela di nuovo lui, Cobuzio o se volete Alessandro Rossi, ovvero lo pseudonimo scelto per amministrare quegli spazi. “Non avevo alcun tipo di intento politico ma credevo, insieme ai miei collaboratori, che da quella vicenda l’Italia uscisse molto male agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Il fatto che fossero sorti gruppi a sostegno di Tartaglia dava un’immagine politicamente e umanamente distorta del nostro paese. Così abbiamo cambiato nome a un gruppo con 700mila iscritti per dimostrare che il gesto andava condannato. Poi però l’operazione è stata politicamente strumentalizzata e uno dei miei collaboratori ha ricevuto anche minacce di morte”.

Questa è solo una parte del curriculum di Salvatore Cobuzio, web marketing manager e manipolatore della rete per professione, scrittore esordiente per denuncia. Nel suo libro racconta, in versione romanzata e con molti inserti biografici (ma non tutti), come sia facile per chi più possiede – economicamente e tecnicamente – muovere l’opinione pubblica, contaminare l’informazione, alterare la verità. Di uno così c’è da fidarsi quando dice: “Non sono un moralista e non ho paura di Facebook ma agli utenti dico di fare attenzione. Quando c’è da creare una password provate ad usare più di otto caratteri, inserite spazi e numeri. Pensate sempre con la vostra testa e leggete tutto quello che trovate online con spirito critico. Internet – conclude – non è un’invenzione come la lavatrice”.

di Benedetta Perilli per La Repubblica.it


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