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Techcrunch, il celebre ed autorevole blog di Michael Arrington, non esita a criticare pesantemente Gowalla e Foursquare, un post deciso e diretto di Jon Evans.

Il nocciolo della critica riguarda direttamente le funzionalità, il claim dei loro servizi ed in definitiva il nocciolo stesso dei due servizi, definiti non divertenti e poco attraenti. il post sembra essere più che altro un flusso di coscienza di Evans, ma non è da sottovalutare, visto che i vari LBS sembrano assomigliarsi sempre di più e sembrano avere una sorta di “blocco dell’ispirazione” in una fase di mercato come questa che vede i leader di mercato scendere in campo con servizi di geolocalizzazione praticamente ogni giorno.

Facebook ha lanciato già da qualche mese Places, ma il successo atteso ancora non arriva, molti preferiscono ancora Foursquare come servizio di check-in, quindi il colosso di Palo Alto ha deciso di presentare (ancora solo negli USA), Deals, un servizio che permette di associare a dei luoghi dei coupon contenenti offerte da poter ottenere tramite un semplcie check-in.

Praticamente il vero business model dei LBS, almeno fino ad ora.

La staticità di features dei servizi già affermati, e questa corsa alla copia da parte di tutti big sta inevitabilmente portando ad un calo di interesse negli States da parte degli utilizzatori “storici”, come riportato da Pew Research.

Proseguendo nel suo post, Evans dice bene stabilendo che Foursquare e Gowalla hanno avuto un bel da fare ed un bel successo nell’attrarre early adopters, e non sono classificati come quei servizi in grado di attrarre la totalità degli utenti della rete, come Facebook o Google (progetto Latitude, che deriva da un’invenzione proprio di uno dei fondatori di Foursquare). E’ sacrosanto, chi usa i LBS è un utente attivo, giovane ed attento a quello che accade sul panorama geek, e di non secondaria importanza, in possesso di uno smartphone.

L’adozione di smartphone come iPhone o HTC si sta estendendo a macchia d’olio, e spesso le statistiche di questo genere vengono utilizzate per fornire trust all’adozione di LBS, ma non sempre l’utilizzo di uno smartphone riflette direttamente l’adozione di app di geolocalizzazione, quindi è altrettanto vero che non tutti gli utenti di Facebook o di Google sono interessati alle nuove feature geolocal dei servizi, ed i lento evolvere di Facebook Places ne è la dimostrazione, ponendo tutti sulla stessa linea di partenza, con un vantaggio sostanziare per i “vecchi player”.

La riflessione è molto semplice, se mi iscrivo a Foursquare o Gowalla, sono lì esattamente per un motivo, comunicare la mia posizione ai miei contatti, ma se sono su Facebook, non necessariamente posso essere interessato a comunicarla, magari sono più interessato a condividere pensieri, foto e video. La location in certi casi sembra quasi snaturata, o meglio, fuori contesto. O forse sono i servizi su cui viene implementata a snaturarsi?

Il post di TechCrunch per certi versi è illuminante, denota l’immobilità dei leader di mercato in questo momento di “corsa all’oro geolocal”, quello che vorrebbe augurare è un’evoluzione dei servizi già presenti per poter fornire un valore aggiunto. Anche se a guardare la concorrenza nascente non si vede qualcosa di veramente innovativo, prendiamo Facebook Places ad esempio: il servizio fa dire all’utente dove si trova, ma poi ciò che viene associato alla cosa è solo un’offerta di un’inserzionista pubblicitario, punto.

Un panorama un pò desolante, non ha le feature di gioco, i badges, niente di tutto ciò, è ridotto all’osso, ed una battaglia come quella della geolocalizzazione non si vince certo riducendo, ma solamente arricchendo. Un servizio che nasce geo deve solo evolversi ed arricchirsi, per permettere a sempre più persone di poterne usufruire in nome dell’utilità più che della vanteria di essere sondaco e punto.

Un’ulteriore riflessione meriterebbe l’interazione diretta con il territorio da parte dei LBS, finora si vedono gli adesivi dei servizi convenzionati con Foursquare, ma un’interazione più “corposa” sarebbe sicuramente in grado di imporre la propria presenza in maniera molto più evidente.

Forse la sfida ai colossi della geolocation partirà proprio dall’Italia, pare di si, stay tuned. 🙂


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