In questi giorni si sta scatenando un bel pò di buzz intorno al tema dei Blog Tour, ovvero, viaggi a quanto leggo più o meno organizzati in cui i bloggers vengono invitati a visitare luoghi, strutture ricettive e similari dalle agenzie PR di vari enti.
Fin qui niente di male, è una procedura più vecchia dei blog di qualche decennio credo, si chiamano viaggi stampa.
Ammetto che, basta guardarsi intorno sul blog, non sono molto “turistico” come blogger, ma qualcosina di PR ne mastico, per cui leggendo il post di Michela di qualche giorno fa ed oggi quello di Giovanni Boccia Artieri su Tech Economy, mi sorge una domanda, a cui spero qualcuno risponda:
Perchè appena associamo la parola blog a qualcosa pare di dover ricominciare tutto da zero?
Diventa tutto terreno vergine, per cui i dubbi sulla metodologia e le procedure da seguire sono espressi da ogni blogger a modo suo, con riflessioni molto spesso dirette ma senza dubbio di gran valore.
Il problema ovviamente non è dei bloggers, ma delle agenzie di PR o enti turistici che organizzano queste cose.
Nell’organizzare un blog tour/trip/viaggetto si dovrebbero seguire regole molto basilari, che tenterò di riassumere in questo modo:
- 1. il blogger non paga nulla, anzi!
- 2. l’agenzia/ente si occupa di prenotazioni/accomodation/tranfer vari e tutta la logistica
- 3. il blogger non viene pagato, a nessun livello e si gode la vacanza
Non mi sembra nulla di trascendentale, ripeto, sono anni che va così nel mondo delle media relations, semmai l’interrogativo o meglio il punto è il peso che l’agenzia e/o l’ente turistico attribuisce ai bloggers.
Tutto qui, un dato semplice e pulito, la circolazione del quotidiano o periodico di viaggi contro le visite al blog della singola persona.
In fase di pianificazione di tali iniziative c’è un’attenzione mirata ed ineccepibile verso l’esperienza del giornalista sul luogo turistico e su tutta la preparazione, come è giusto che sia, al contrario, nel momento in cui si parla di bloggers il discorso cambia repentinamente (non sempre per carità, conosco direttamente molte agenzie di PR attentissime al nostro ruolo nel media mix).
Quindi la mia opinione si attesta sul giudizio di merito che i bloggers devono avere dei blogtour che vengono loro proposti: c’è una volontà di investire sul viaggio da parte dell’ente turistico? Mi mettono in condizione di non dovermi pagare il viaggio? Allora partecipo, altrimenti è solamente una simil-operazione di PR messa su con uno scampolino di budget da qualche soggetto che rientra nella categoria “Dummies“.
E mi trovo anche d’accordo con le parole di Giuseppe Trisciuoglio, che racconta da vicino ed in prima persona l’approssimazione ed il pressapochismo con cui ci si rivolge alla blogosfera nell’anno 2012.
Ovviamente un blogger non può pretendere di essere trattato come una testata giornalistica che fa milioni di lettori (almeno non nel panorama della comunicazione e del marketing italiano), ma è pur vero che, citando sempre Giuseppe, non ci si può nemmeno ridurre a dare volantini per un pacchetto di caramelle, ed è stravero che essere invitato ad un blogtour o ad un evento non è certo un vanto, ma una routine.