Nella sessione pomeridiana il tavolo che seguo è quello animato (è proprio il caso di dirlo) da Michele Vianello, vicesindaco di Venezia nella giunta di Massimo Cacciari.
Ovviamente trattandosi di cittadinanza, la figura da cui partire è il cittadino, al centro di tutto.
Quindi questo cittadino come si presenta?
Tutti concordano nel dire che è dinamico, in continua evoluzione, impara dalle sue esperienze e mette a frutto gli insegnamenti che ne ricava, un processo che ritrae perfettamente la rete, anch’essa in continua evoluzione.
Le attività del cumune cittadino si evolvono anche nell’uso che fa della rete, in ogni momento: internet può essere visto come il diavolo o l’acqua santa, tutto dipende dall’uso che se ne fa. Possiamo assistere al fenomeno del blogging e del Web 2.0 , come possiamo venire a sapere di traffici più o meno illeciti di materiale illegale attraverso la rete.
Ed è proprio al cittadino che si rivolge la massima citata da Michele Vianello:
” Le formiche hanno i megafoni ”
A dattandolo alla realtà: le formiche siamo noi, i cittadini, il megafono è la rete, il comunicare sul Web.
Gli strumenti di Cittadinanza Digitale sulla rete si moltiplicano, si rafforzano e vengono condivisi, per cui ognuno può dire la propria.
Ma in cosa consiste la Cittadinanza Digitale?
Consiste nel renedere ogni cittadino partecipe della Res Publica attraverso il digitale, nell’istruirlo perchè possa ottenere ogni servizio a cui a diritto tramite il Web, il cellulare, lo smartphone.
Allargado il discorso alla capacità di condivisione, di produzione di nuovi contenuti.. più in definitiva, rendere il cittadino capace di dire la propria, di partecipare alla conversazione.
Ma il cittadino non sempre è in grado di accdere ai suoi “diritti digitali” (che rispecchiano i suoi diritti precostituiti a norma di legge), ma lo stesso significato del termine “diritto” pone l’accento sul fatto che tutti i cittadini dovrebbero essere in grado di padroneggiare gli strumenti che una P.A. Digitale fornisce loro.
Di qui la necessità di istruire il cittadino, di insegnargli ad interagire tramite un suo ufficiale alter ego digitale, una sorta di avatar di Second Life ufficiale ed in contatto con la P.A. , ma meno basato su fronzoli grafici, è l’efettività della fruizione che conta!
Michele cita come esempio il suo lavoro presso il Comune di Venezia, l’ ID e la Password per accedere alla rete Wifi gratuita per tutti i cittadini sono un segno tangibile della loro appartenenza alla Cittadinanza Digitale, per loro il gap tecnologico è in un certo qual modo colmato dall’alto, dallo Stato che si prende cura della loro informatizzazione, e quindi dei loro diritti.
L’accesso libero alla rete per tutti viene elaborato dal tavolo e l’unica risposta è che dovrebbe essere garantito a prescindere dallo Stato, scollegandolo da una logica prettamente commerciale ed orientandolo in un’ ottica di “servizio base” al cittadino.
Il mio punto di vista pone l’accento sul fatto che la P.A. vede ancora la rete come un servizio in più, non base, l’accesso ad Internet viene visto solo come attività ludica ed in qualche modo ricreativa, non viene ancora ponderato l’accesso ad internet allo scopo di imparare.
L’esempio pratico sono proprio io, grazie alla rete, al software libero, e soprattutto ai blog ho imparato a programmare, a costruire siti, a comunicare, nel giro di qualche mese, ed uno dei risultati che ho ottenuto è proprio questo blog.
Ho rivisto tutte le mie priorità, i libri da leggere, le materie da approfondire, gli studi da portare avanti, tutto grazie ad internet e ad altri cittadini digitali che hanno intrapreso lo stesso tipo di percorso anni prima di me.
E questo percorso è stato condiviso, messo in rete, favorito, e non ultima, è stata garantita la gratuità e la possibilità di remixarlo: i principi cardine del Web 2.0 , partecipazione e mash up.
Ma tutto questo è avvenuto grazie ad un abbonamento Adsl fornito da un privato, come cittadino sarei stato mille volte più grato allo Stato se avesse permesso questa fondamentale parte della mia formazione come cittadino e uomo in maniera totalmente gratuita.
Il problema in seno allo Stato su questi temi è di natura culturale, il quesito che nasce tra i partecipanti alla discussione è questo: lo Stato non ne vuole sapere del diritto alla rete pubblica gratuita, perchè?
Non ci sono fondi? Non viene vista come una priorità?
Il focus passa dagli interrogativi irrisolti all’ user experience del cittadino on line e tutti sono concordi nel dire che il tasso di gradimento e quindi di partecipazione attiva del cittadino ai servizi di una Pubblica Amministrazione Digitale dipendano essenzialmente da cosa quest’ultima è in grado di offrire all’utente finale. Contenuti validi, utili, semplici da utilizzare, interessanti e coinvolgenti.
E’ ferma opinione di Michele Vianello che fornendo servizi del genere al cittadino, quest’ultimo si trasformi da utente finale a vero e proprio Evangelist del servizio, citando come esempio il progetto di Wifi gratuita che è stato realizzato tramite ripetute domande a quelli che poi lo avrebbero utilizzato una volta impiantato: dove volete gli hotspots, quale arredamento…. e tutto ciò che serve.
Un pratico esempio di servizio finale partecipato e condiviso, ma non solo dagli uffici competenti a livello amministrativo ed in seno al palazzo del comune, ma attraverso le linee guida dettate dai diretti interessati, i cittadini.
I paradossi dell’attuale sistema della P.A. vengono a galla presto, riguardo ai pagamenti che la P.A. esborsa per usufruire di banche dati che lei stessa contribuisce a creare.
Viene citato l’esempio delle banche dati della Motorizzazione Civile, secondo cui, la P.A. inserisce i dati all’interno delle stesse, ma poi deve pagare per poterle consultare, uno spreco di denaro assurdo!
Gli elementi essenziali che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione di ogni cittadino sono:
RETE
SERVIZI
CONTENUTI PUBBLICI
FORMAZIONE
E proprio a proposito di ciò è Sergio Agostinelli di Formez a prendere al parola, definendo “diritto pubblico universale” l’accesso libero a questi elementi essenziali, ed etichettandolo come propedeutico alla realizzazione della Cittadinanza Digitale.
Sia il diritto puro all’accesso, che le infrastrutture per garantirlo e realizzarlo sono i cardini su cui ruota l’adeguamento della P.A. all’anno corrente in termini di efficienza e di efficacia.
L’idea che questo post vuole lanciare è una sorta di “Manifesto degli Standard minimi della P.A. Digitale” in termini hardware/service/software , ma anche di soddisfazioe effettiva dell’utente finale.
L’idea è lanciata, ora non resta che plasmarla con il contributo di più persone possibili.
Note addizionali:
Dalla discussione al tavolo due del BarCamp sono emerse due ottime segnalazioni di servizi ad alto valore aggiunto create da amministratori locali e destinate a tutti i cittadini:
Venice Connected
Vale la pena prenderli come esempio.