Un appuntamento di Meet the Media Guru per capire come i giochi possano creare un mondo migliore.
Una delle più note “game designer” al mondo, Jane McGonigal si occupa della progettazopne di “alternate reality games”, giochi basati sulla collaborazione, progettati per aiutare a risolvere i problemi della vita reale. Ha sviluppato giochi per istituti e enti in ogni parte del mondo, ed è attualmente una delle figure chiave dell’Insitute for the Future, noto think-tank di Palo Alto, California: la sua specializzazione consiste nel creare giochi che impegnino i partecipanti ad affrontare problemi come la povertà, la malattia, i cambiamenti climatici tramite una collaborazione su scala planetaria.
L’appuntamento a Meet the Media Guru è l’occasione per presentare in anteprima il suo ultimo libro: “La realtà in gioco: perchè i giochi ci rendono migliori e come possono cambiare il mondo” (Apogeo, pag. 384) in cui la McGonigal ci fa fare un tuffo nei meccanismi alla base della progettazione di un gioco di successo, ma soprattutto ci sfida a scoprire come applicare la motivazione e il coinvolgimento che scattano nel gioco anche nella vita reale.
Dove si trova, nel mondo reale, quella sensazione di essere davvero vivi, concentrati e impegnati, che si prova invece quando si gioca? Dove stanno il senso di forza, di tensione eroica verso un obiettivo, di comunità? Se lo chiedono i milioni di giocatori, che dedicano anche decine di ore alla settimana a Final Fantasy, World of Warcraft, Halo 3 o Guitar Hero, e per riuscire (o per eccellere) in questi giochi creativi sono disposti a investire grandi energie per capire, scoprire, studiare. Cose che non farebbero mai nella realtà, se non al più di malavoglia. C’è qualcosa che non va nella realtà, riflette Jane McGonigal: il lavoro in genere non dà soddisfazione, non sa coinvolgere, non offre vere sfide; la vita sociale può essere fonte di depressione. Forse sarebbe ora di imparare qualcosa dal mondo dei giochi, da questi mondi virtuali immersivi e prenderne spunto per ridisegnare la realtà.
Che cosa succederebbe se usassimo tutto quello che sappiamo sulla progettazione di giochi per sistemare quello che non va nella realtà? Proposta sconcertante, forse, ma – dopo il primo momento di disorientamento – anche molto stimolante.
Unendo gioco e crowd-sourcing, Jane McGonigal reinventa l’approccio alle analisi di scenario, al problem solving ed introduce nuove strategie di comunicazione e marketing, ma il suo obiettivo è molto più ambizioso. Il suo lavoro e la sua ricerca sviluppano l’idea di unire il potenziale motivazionale del gioco e la connettività del web per concretizzare le grandi potenzialità che i processi di collaborazione diffusa offrono in termini di creazione di valore sociale ed economico. Che i giochi possano essere coinvolgenti anche per iniziative di valore sociale lo ha dimostrato già nel 2010 con Evoke (un ARG – alternate reality game) progettato per il World Bank Institute.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti – iscriviti qui