Da qualche anno l’industria dei videogiochi fattura più di quella cinematografica. Giornali e riviste di settore e non annunciano incassi sempre più milionari per le varie pellicole che escono al cinema. Se pensate che questo sia dovuto al giro d’affari dei casino online e dei videopoker, vi state sbagliando. E’ tutto merito delle microtransazioni.
La microtransazione è l’esborso di una somma di denaro molto piccola, dai pochi centesimi ai pochi euro, per acquistare qualcosa di intangibile legato ad un videogioco. L’oggetto di una microtransazione può essere una nuova mappa o un nuovo livello da giocare, o, molto spesso, un semplice abbellimento grafico, come un costume particolare per il nostro personaggio digitale.
Se un tempo i guadagni per i produttori di videogiochi venivano dalle confezioni vendute, ora è questa strategia di vendita che permette di generare incassi stratosferici. Non è una strategia nuova, è famoso il caso dei rasoi da barba con testina usa e getta: l’impugnatura viene venduta per una somma molto bassa e il produttore guadagna sulla vendita di testine. L’applicazione di questo modello ai videogiochi si è mostrato una scelta vincente. Da un lato i produttori possono guadagnare sul lungo periodo: anche se il gioco passa di mano attraverso il mercato dell’usato, che non porta denaro alle loro casse, il nuovo giocatore è comunque un nuovo cliente potenziale per i DLC (downloadable contents, come sono ora chiamati i contenuti scaricabili a pagamento). Dall’altro i giocatori possono avere contenuti nuovi di qualità elevata spendendo somme alla portata anche dello studente più squattrinato, prolungando la vita del gioco – e vale la pena sottolineare che, nonostante i videogiochi siano ritenuti cose da bambini, il target delle case produttrici sono in realtà i trentenni.
Spesso il videogiocatore viene identificato con lo studente che trascura i suoi doveri per passare il tempo a giocare con l’ultima, violenta e sanguinolenta, simulazione di guerra, davanti al suo computer ultra pompato o console di ultima generazione. In realtà non è così. Se avete un account su Facebook avrete sicuramente giocato ad uno dei mille passatempi a cui vi hanno invitato i vostri amici. Ebbene, quelli sono videogiochi a tutti gli effetti e sono il regno della microtransazione. Basta una piccola percentuale della moltitudine di giocatori disponibili su Facebook che investono qualche centesimo per avere qualche vantaggio o gadget da usare nel gioco, e il produttore ottiene guadagni importanti.
Le microtransazioni sono anche il segreto dietro ai molti videogiochi di musica che stanno invadendo il mercato. Quello a cui puntano le software house non è tanto la vendita del CD col gioco e le canzoni, ma l’acquisto di tracce aggiuntive di negozi online.
– Articolo di Valeria Martini ( http://casinoonline.it )